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Ergonomia psicologica: cenni storici

Si può parlare di ergonomia psicologica (o ergonomia cognitiva) a partire dagli anni Sessanta circa. La nascita di questa disciplina è legata a due serie di fattori: l'evoluzione del mondo del lavoro e quella della psicologia scientifica.
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Da una parte, il mondo del lavoro (nei Paesi industrializzati) si è evoluto in modo tale che il lavoratore ha visto progressivamente spostare il fulcro delle proprie attività dagli aspetti “hard”, fisici, sempre più verso quelli “soft”, cognitivi (concettuali e relazionali).

Una prima linea di tendenza, indicativa in proposito, è quella del sostanziale mutamento di ruolo del lavoratore, compreso l’addetto al settore industriale e produttivo in genere: dall’esecuzione di operazioni materiali al prevalente controllo di sistemi complessi e automatizzati.

Una seconda linea di tendenza, collegata alla prima, è la crescente esigenza di “trasparenza dello strumento di lavoro”: il medium tra utente e compito deve sempre più ammorbidirsi e restare sullo sfondo, perdendo la propria iniziale opacità (in termini di resistenza all’uso, vincoli operativi, tempi di apprendimento eccetera).

Entrambe queste tendenze sono ovviamente intrecciate con lo sviluppo e la crescente diffusione dei sistemi informatici: il baricentro del lavoro si è via via spostato dalla coppia uomo-ambiente fisico alla coppia uomo-macchina e infine uomo-computer.

Una terza linea di tendenza può essere riscontrata nell’insieme di compiti, occasioni e domande di negoziazione che sempre più pervade ogni settore lavorativo, a tutti i livelli: sia all’interno dell’organizzazione (tra le varie componenti gerarchiche: non a caso, superati i modelli organizzativi rigidamente verticali, si vanno affermando modelli basati su flessibilità, circolarità, qualità/partecipazione), sia tra l’organizzazione e l’esterno, ossia tra produttore e cliente (ogni prodotto o servizio è ormai avviluppato in una rete di “plusvalore comunicativo” che è parte integrante di qualsiasi contrattazione).

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Nel contempo, all’interno della comunità scientifica (psicologia) si vanno affermando paradigmi e teorie che in qualche modo possono proficuamente interfacciarsi con le esigenze appena citate. Proprio a partire dagli anni Cinquanta, al paradigma di riferimento rappresentato dal comportamentismo iniziano a subentrare nuove teorie sempre più ispirate a una causalità circolare anziché lineare, alla centralità del soggetto-attore, alla complessità dei contesti sociali: dal cognitivismo alla teoria dei sistemi, dalla pragmatica al costruttivismo e via dicendo.

L'ergonomo-psicologo incontra oggi una sfida particolarmente stimolante: il settore dell'interazione uomo-computer (HCI, Human-Computer Interaction). Il design delle interfacce, la valutazione della "usabilità", lo studio dei tempi e dei modi di apprendimento da parte degli utenti sono alcuni dei temi trattati.

(Fonte: A. Re, Ergonomia per psicologi, Cortina, 1995)
 

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